E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che le gravi difficoltà di questo periodo stiano portando le istituzioni a sostenere i cittadini e andare incontro alle esigenze dettate dalla depressione economica del momento, è stato però incredibile notare che l’Università degli Studi di Torino agisca in senso opposto o quantomeno senza tener conto dell’emergenza che stiamo vivendo. Infatti pochi giorni fa è stata presentata alla maggioranza degli studenti una tassa di 450 euro, con scadenza al 30 di novembre, a ridosso della tassa d’iscrizione (156 euro) da saldare entro il 16 novembre, che per il portafoglio della gente si traduce in: “600 euro da pagare entro il mese di novembre”, nonché lo stipendio medio mensile di uno studente-lavoratore o un terzo dello stipendio del genitore in casi più fortunati. Tutto ciò senza contare il fatto che molte persone sono rimaste senza reddito per via delle chiusure dovute alla pandemia in corso.
Viene da chiedersi quale possa essere il criterio di una tale decisione: di certo non la solidarietà e l’empatia di chi condivide comunitariamente una situazione tragica per la generalità dei cittadini, anche perché a chi pagherà in ritardo sarà addebita una mora di circa 100 euro e il criterio, per chi guarda alla tutela delle fasce più deboli, sembra quasi di selezione. Essendo Unito un’università pubblica diventa profondamente ingiusto oltre che degradante dopo l’andamento più che negativo del Paese, in Europa, sul numero di lauree e per l’incidenza di questo sulla produttività del sistema nazionale.
Articolo Uno – Federazione Metropolitana Torino, facendo del Diritto allo Studio uno dei suoi principi cardine chiede ad UniTO, di tornare sui suoi passi e prorogare la scadenza di questa tassa che in questo momento diventa un macigno per le famiglie e per chi lavora per mantenersi gli studi.
La Segreteria Metropolitana di Articolo Uno Torino