Il 27 ottobre entra in votazione in aula alla Camera il DDL Zan contro l’omobitransfobia e la misoginia. Ci sono alcune avvertenze da ribadire in merito al fatto che è un provvedimento necessario sia rispetto al fatto che il nostro paese in tema di diritti civili rimane ancora agli ultimi posti sia rispetto a come nel nostro ordinamento ci sia stata una visuale talvolta molto distorta del problema.
Partendo proprio da quest’ultima considerazione, va detto che gli ultimi anni hanno mostrato come l’argomento dei diritti civili della comunità LGBT siano stati presi poco in considerazione nonostante che da decenni esistano i presupposti per difendere e tutelare le minoranze. Il primo passo per portare concretamente una comunità all’accettazione e al rispetto di elementari diritti deve essere il riconoscere che ci sono minoranze che soffrono quasi quotidianamente di atti discriminatori e addirittura persecutori in certi casi. Vanno senz’altro nella direzione giusta le unioni civili, disposte con la legge 70/2016, ma non sono sufficienti se nella società non ci sono ancora gli strumenti adeguati che contrastino gli attacchi di proprietari di alloggi omofobi oppure di fronte alla totale mancanza di formazione nelle scuole per il personale docente davanti a figli di coppie dello stesso sesso oppure ancora davanti alla mancanza di tutele nei luoghi di lavoro per le persone transgender.
A questo proposito nel corso di questo 2020 sono particolarmente significativi un recente episodio che ha sconvolto la vita di una giovane coppia e una vicenda che sta facendo salire alla ribalta l’argomento del Coming Out solo in modo molto gossipparo e non con una severa critica alla pratica sempre più disgustosa e meschina dell’Outing.
Maria Paola Gaglione, giovane napoletana fidanzata con Ciro, ragazzo trans, è stata ucciso da suo fratello Michele proprio per questa sua relazione.
Maria Paola Gaglione era una ragazza come tante, una figlia come tante, che a soli 22 anni ha perso la vita per mano del fratello maggiore perché amava un ragazzo trans, cosa che nel suo giro di affetti non poteva essere accettata.
È inammissibile ancora udire di cronache di donne uccise dai loro familiari perché a loro dire hanno un amore sbagliato, perché, amando il loro partner, si mostrano sensibili all’attenzione della comunità LGBT. E non è soltanto questo, ma ancora un’altra vittima di un sistema patriarcale e maschilista che deve vedere la donna sottomessa al volere unico e assoluto di un suo familiare.
L’altro aspetto che sta coprendo solo le pagine dei rotocalchi ed é argomento solo e unicamente di trasmissioni di quarto ordine é sul Coming Out. Ancora oggi è visto come un tabù. Ancora oggi rimane soprattutto per chi è più indifeso e più debole un argomento per cui bisogna prendere tempo e bisogna aspettare il momento più propizio. Ancora oggi non si riesce a smantellare il sistema culturale che pone nell’immaginario collettivo una figura unica di aspettativa di fronte a chi si affaccia alla vita e si vergogna delle proprie emozioni e di ciò che sente. Ancora oggi la sensibilità emotiva di un ragazzo è disturbata da dibattiti semplicistici e senza possibilità di confronto e formazione.
Una legge contro l’omobitransfobia può essere parte di un percorso nuovo che davvero comprenda l’esigenza di una minoranza particolarmente ricca di molte differenze e la necessità di una concreta formazione ed educazione sociale nei riguardi dei più svariati aspetti.
Articolo Uno di fronte all’approvazione della nuova legge contro l’omobitransfobia deve prendere una posizione chiara e indistinta. Di fronte alla possibilità di ostruzionismo non bisogna fare passi indietro. È una legge di civiltà.
Alessandro Ritella