IDAHOBIT AI TEMPI DEL CORONAVIRUS di A. Ritella

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Quest’anno vivremo questa giornata diversamente.
Sarà pure scontato dirlo, ma la verità è questa. La primavera porta tante ricorrenze e momenti non secondari. Questi tempi di quarantena probabilmente permettono una maggiore attenzione, lasciano in tutti una volontà di riflessione in approfondimento.
Il 17 maggio, giornata contro l’omobitransfobia, non è una giornata di precetto. Non lo è ancora se oggi c’è chi crede che gli omosessuali e le loro battaglie siano causa del buio della società contemporanea. Non lo è ancora se il Pride è bollato come una carnevalata, anziché una manifestazione di orgoglio. Non lo è ancora se ancora ci sono vite giovani spezzate a causa delle discriminazioni domestiche oppure nei luoghi scolastici. Non lo è ancora se i lavoratori e le lavoratrici subiscono ancora umiliazioni per il proprio orientamento sessuale o per la propria identità di genere. Non lo è ancora se in una civiltà predomina ancora il Medioevo culturale permeato di pregiudizi etichettanti e idee retrograde.
Esistono purtroppo ancora motivi profondi che giustificano i troppi atti di violenza fisica e morale, principali cause per cui il coming out rimane un tabù, per cui è faticoso parlare di autodeterminazione e di riconoscimento di diritti importanti per le coppie omosessuali.
Quest’anno, al di là del fatto che dobbiamo vivere questa giornata dentro a una pandemia virale, ricorre il trentesimo anniversario da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. A trent’anni da quel gesto non solo meramente simbolico, le istituzioni e la società internazionale ha fatto dei passi importanti riconoscendo le comunità e alcuni elementari diritti, ma mancano ancora molte conquiste da realizzare, battaglie meritevoli di attenzione perché l’omobitransfobia non è solo un motivo di orgoglio per cui il mese di giugno nel mondo è ormai conosciuto come il “mese Pride”. Ancora nelle scuole non c’è la dovuta formazione di aggiornamento o comunque di preparazione di fronte al bullismo di questo tipo e alla violenza. Ancora legalmente una coppia LGBT non può godere degli stessi diritti di una coppia eterosessuale, anche se questi ultimi anni abbiamo avuto degli esempi emozionanti di uomini e donne che hanno vissuto una vita insieme e sono riusciti a coronare il loro sogno.
Purtroppo quest’anno l’onda Pride e le iniziative per la giornata contro l’omobitransfobia dovranno essere vissuti diversamente. Dovremo essere risvegliati e attenti perché se il nostro vicino può avere paura a dichiararsi è perché vive dentro a un sistema di malelingue dentro e fuori i social, perché sa che ancora tra ragazzi l’omosessuale o il bisessuale è “diverso”, è “debole” e perché teme che la famiglia non lo accolga più. Dovremo capire che oggi il primo tassello per essere davvero una civiltà progredita è essere sempre dalla parte dei diritti di tutti.

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