Il virus porta silenzio: il silenzio dei morti, delle città vuote, della paura per il presente e per il futuro.
Il virus porta baccano: quello dei dati incomprensibili; quello della vanità dei sindaci, dei governatori e dei politici da tastiera; quello delle autocertificazioni inconcludenti; quello delle parole ignoranti.
Il virus ha portato comprensione: dei valori della vita, dell’importanza di stare insieme, dei linguaggi della famiglia, della solidarietà tra persone e generazioni.
Il virus ha imposto comportamenti innaturali, ha generato nuove abitudini, ha fatto scoprire a tanti nuove possibilità e tecnologie.
Il virus ha sconvolto il mondo.
E ora ?
Nulla sarà più come prima.
La paura per il proprio simile ma di una tribù diversa, supera o si somma a quella per il colore della pelle, alla ripugnanza per l’odore di povertà, al timore per la diversità, e confina l’individuo in spazi sempre più piccoli: la comunità locale, il clan, la famiglia ristretta.
E’ una paura profonda, atavica, quella del contagio. Si é sicuri solo del proprio sangue, non importa se infetto o no, solo in grembo alla madre, solo nelle mura domestiche. E’ una paura che resta e resterà nel tempo, come fatto culturale, antropologico, sociale.
Non sappiamo quali forme assumerà, se quella della semplice regressione comportamentale, in un generale ritorno al passato di matrimoni consanguinei nell’ambito di comunità ristrette, di difesa cattiva dei propri “spazi vitali”, oppure quella di una rivoluzione tecnologica globale fatta di droni per comunicare, di contatti a distanza, di conference call, di visite ai luoghi della cultura in realtà aumentata o virtuale, di nuovi controlli sociali in un unico grande braccialetto elettronico in grado di tracciare tutta l’umanità affinché si possano espellere in anticipo i fattori di contagio; di ogni contagio, politico, sociale, sanitario, comportamentale.
Se dovessi scommettere credo che dopo un breve periodo (qualche lustro) di medioevo sarà il secondo scenario a dominare la scena.
E’ però importante dire che non è un nuovo racconto di fantascienza ma il nuovo contesto all’interno del quale occorrerà operare d’ora in poi. L’antivirus, come il dopo guerra, porterà con sé le paure irrisolte e le risorse per combatterle, in una relazione dialettica e conflittuale che da sempre orienta il comportamento della specie e aiuta a scrivere le pagine di storia.
Tutto qui. Tutto a posto e niente in ordine, con questa nota inizio un racconto a puntate fatto di pensieri, di informazioni, di lotta politica, di messaggi in bottiglia buttati nell’oceano delle opinioni. Senza illusione che qualcuno voglia raccoglierli o utilizzarli ma con l’ambizione di poter contribuire, anche in modo impercettibile, a quell’intelligenza globale che, a volte, contraddistingue positivamente la nostra specie umana.