Quest’anno è stata proprio maltrattata.
Forse è una frase un po’ forte. Ma il 2020, al di là della pandemia virale – che ovviamente nessuno poteva prevedere – , ne ha mostrate un sacco.
Oggi la Liberazione dal nazifascismo compie 75 anni. Oggi però il sapore del memoriale e del celebrare questa giornata ha un sapore differente ed inedito. In questi giorni, in queste settimane il concetto di liberazione ha una chiara connotazione istintiva. Qualcuno l’ha trovata perché si sentiva schiacciato da una vita troppo piena, qualcuno la cerca perché si sente oppresso dalla noia delle proprie quattro mura. Però oggi non possiamo non ricordarci della Liberazione, quella vera, quella per cui alle donne e agli uomini di oggi è stato chiesto di restare a casa, mentre 75/80 anni fa veniva chiesto di imbracciare le armi in nome del nazionalismo.
È toccante pensare che i primi due mesi di questo 2020 precedenti all’epidemia COVID-19 ci facciano parlare di un elenco di atti intimidatori e concretamente inneggianti all’ideologia fascista, dall’aggressione veneziana ad Arturo Scotto e Filippo Storer la notte di Capodanno alle minacce dei social a Liliana Segre passando per le stelle di David sulle porte delle case di ebrei italiani nei giorni prossimi alla giornata della memoria. Ma questi ci sono stati e danno proprio la spinta all’impegno costante con le testimonianze, con il racconto e con l’approfondimento storico. Segnano che non ci si deve fermare, che l’antifascismo non è un valore del passato, ma è ancora vivo nel presente.
Ed allora ad Alessandro Sallusti che scrive che “il virus non è fascista, non è antifascista e, secondo me, ride alla grande della vostra stupidità, e ci ha liberati dalla retorica del 25 aprile” diventa sacrosanto ed obbligatorio rispondere con l’invito dell’ANPI che per la giornata di sabato 25 aprile alle ore 15:00 da a tutti la possibilità di unirsi in una cordata antifascista cantando dai propri balconi “Bella Ciao!”