(D)Istruzione di A. Ritella

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Il giorno di Natale ha visto un atto di coraggio importante all’interno del governo. È stato contestato ed attaccato per proposte di riforma come la famosa tassa delle merendine e ora è lui forse che ha dato un po’ di coerenza alla politica in un paese dove le dimissioni si minacciano sempre. Infatti il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, si è dimesso il 25 dicembre con una lettera indirizzata a Giuseppe Conte. Fioramonti aveva chiesto da mesi tre miliardi di euro con la manovra per finanziare scuola e università, dicendosi favorevole anche a una rimodulazione dell’Iva a questo scopo. Nel momento in cui aveva capito che con la finanziaria si sarebbe investito in altri campi, aveva anticipato che se le risorse non fossero arrivate avrebbe lasciato l’incarico.
Da qui credo sia giusto proporre una piccola considerazione alla luce dello scredito che si sta verificando da anni circa gli investimenti sulla cultura e la formazione. Tenendo in conto che si è arrivati come risultato a una manovra come questa, molto contestata principalmente perché compiuta con un governo di centro-sinistra e perché voleva essere dal punto di vista di chi fa il gioco maggioranza/opposizione il tentativo di approccio a un mondo neoliberista moderato, si ereditava un generale disinteresse verso i fondi degli investimenti in istruzione dal governo precedente. L’anno scorso, a ben ricordare, vi era stato un taglio importante di 4 miliardi per finanziare Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza. La manovra di bilancio avrebbe dovuto tenere unite l’esigenza di un aiuto concreto ai privati, alle partite IVA, ai ceti mediobassi, soddisfatta con la scongiura dell’aumento dell’IVA e con l’abolizione del superticket ad esempio, e anche il rispetto dei parametri per non andare troppo in rosso e aver favorito una strada demagogista e mai riformista. Si è stabilita per questo una linea di priorità fondamentali che purtroppo doveva esistere anche se al governo sono rappresentate tutte.
Tornando all’istruzione il punto principale che dovrà essere all’ordine del giorno, pensando al 2020, é che bisogna favorire un punto chiave in economia della legge di stabilità che prevede un corretto accanimento nei confronti dell’ evasione fiscale per poter ridistribuire le risorse e successivamente o parallelamente incominciare a denaturare il sistema di mance e lancette a cui si è dato vita a partire dai governi Renzi e Renzi senza Renzi, prima fra tutte il bonus 18app, tra l’altro ora percepito dai ragazzi di 19 anni. Non sono cose tanto difficili però evidente che non è più possibile mettere in ginocchio l’unica agenzia capace di crescere e fornire nuova ricchezza umana, ma è necessario incentivarla, smettendo di farsi dribblare sul tema delle troppe tasse e sulla protezione dei papponi.
Credo che sia stato corretto ringraziare il ministro Fioramonti per la bella figura che ha avuto il coraggio di fare, ma ancor di più che ora ci sia auguri tutti che i suoi successori portino a casa alcuni obiettivi che provo a sintetizzare

Intanto la divisione in ministero dell’istruzione con a capo la Azzolina e ministero dell’Università e della Ricerca con a capo Manfredi, ai quali vanno i migliori auguri, non è così negativa come qualcuno ha provato a descriverla. È più corretto dividere queste materie in quanto la gestione dell’istruzione dalla formazione iniziale al lavoro di ricerca è una questione molto complicata. Manfredi dovrà sicuramente riportare al centro la questione della edilizia universitaria, del rapporto con gli enti e gli istituti di ricerca e, non ultimi, di ricercare dei fondi. La Azzolina, dal canto suo (su questo spero che la sua giovane età dia una mano importante), deve recuperare una credibilità di fronte agli studenti soprattutto coloro che si preparano a iniziare l’università, quelli che sono stati calpestati con le scuole a pezzi e ammutoliti con le mancette per andare al cinema o al museo gratis, ha un enorme lavoro da svolgere in termini di valorizzazione del personale e di riequilibrio nel paese. Tutti obiettivi sicuramente ambiziosissimi, ma che devono essere caratterizzati dalla vicinanza alle categorie elencate perché se ancora dal settore della formazione della conoscenza si dimenticano gli utenti e i dipendenti non si riuscirà mai a ridare al paese le opportunità che merita.

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