Riflessioni su Articolo Uno di S. Coluccia

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Articolo Uno è nato, piccolo ma ambizioso partito, per combattere le Diseguaglianze e affermare i Diritti Universali.

E’ il punto di  approdo delle evoluzioni di  MDP con le radici in Fondamenta, il convegno tenuto a Milano nel 2017,  e può rivendicare la realizzazione di  due importanti missioni, decisive per i destini della politica italiana:

  1. Aver promosso la opposizione, vittoriosa, al Referendum del 2016 sulle modifiche alla Costituzione e alle conseguenti profonde modifiche degli ordinamenti  che reggono la nostra democrazia rappresentativa;
  2. Attraverso questo risultato, aver creato le condizioni per interrompere la deriva leaderistica all’interno del PD.

Questi eventi, suggellati dalla fuoriuscita di Renzi, hanno creato le condizioni per la riattivazione di un confronto più aperto e libero all’interno degli organismi nazionali di direzione del partito di riferimento dello schieramento di centro-sinistra nel nostro Paese.

Va sottolineato che lo scardinamento del gruppo di potere renziano  ha consentito di riportare all’interno del PD il dibattito politico che con crescente determinazione veniva spostato in sedi esterne quali la Leopolda.

Due successi, dunque, ma Articolo Uno aveva una ulteriore aspirazione con prospettiva più lunga delle precedenti: promuovere processi di riaggregazione delle forze politiche a sinistra del PD, frantumate in formazioni troppo piccole per poter essere, ciascuna, polo di attrazione degli elettori e militanti sconcertati dal progressivo spostamento al centro del Partito Democratico. Questo Partito era  ormai dominato da orientamenti neo liberisti e visioni globalistiche, proprio mentre  in molti partiti di sinistra nei paesi occidentali si consolidava un nuovo dibattito sugli effetti devastanti di tali politiche in termini di crescita delle diseguaglianze e di drammatici processi di deindustrializzazione.     

Nella prospettiva delle imminenti elezioni politiche, su iniziativa di Articolo Uno nacque LEU, una lista elettorale che raggruppava buona parte delle formazioni a sinistra del PD, con la prospettiva di un significativo risultato elettorale e, ancora più ambizioso, di un avvio di un concreto processo di aggregazione stabile.

Il risultato elettorale fu molto inferiore alle aspettative e le prospettive di aggregazione si dissolsero definitivamente.

Tuttavia, si formarono compositi Gruppi Parlamentari  di LEU, piccoli ma sufficienti e necessari per consolidare le prospettive dell’attuale Governo.

Si verificarono subito alcune “migrazioni” che ridussero ulteriormente la consistenza di LEU, ma non tanto da renderla irrilevante all’interno dello schieramento di centro sinistra.

Facendo un bilancio di questa esperienza, due risultati positivi sono stati ottenuti:

  1. E’ stata data una prospettiva a  quasi un milione di elettori, molti dei quali non avrebbero certamente votato PD e si sarebbero dispersi o smarriti nell’astensione.
  2. E’ stata resa possibile l’elezione di una ventina di parlamentari, alcuni dei quali di grande valore, che oggi danno un contributo non solo numerico (per quanto piccolo) ma anche di merito e di responsabilità alla vita di questo Governo. Il Ministro Speranza con il suo ruolo e la sua grande esposizione, qualifica l’intera compagine di Governo.

Va detto che Articolo1 non ha potuto affrancarsi dalla immagine di LEU dopo il suo collasso come esperienza politica, anche perché i nostri parlamentari sono l’unico vero pilastro del Gruppo Parlamentare grazie soprattutto alla inesauribile energia e dedizione di Federico Fornaro. Ciò ha di fatto sfocato la nostra  visibilità e persino la nostra identità.

Le successive tornate elettorali non hanno dato nessun segnale di tenuta del nostro Partito, anche se è difficile valutarne l’esito nel dettaglio perché raramente ci siamo presentati con il nostro simbolo.

Probabilmente anche i dati del tesseramento non sono incoraggianti.

Siamo nati piccoli, e siamo rimasti piccoli. Non ritengo che ciò  si possa trattare solo in termini di sprone volontaristico ma debba essere valutato alla luce delle novità sia nelle esperienze parlamentari e governative sia nei partiti politici.

Sono convinto, in sostanza, che le nostre originarie ambizioni di riaggregazione vadano riprese e aggiornate alla luce delle nuove situazioni, anche in considerazione del fatto che  lo schieramento di sinistra nel suo insieme non riesce a trovare l’impulso necessario per diventare maggioritario nel Paese.

Grazie agli scampati pericoli recenti, la tenuta del Governo fino al 2023 sembra realistica, ma non sembri un tempo infinito. Le inziative politiche richiedono tempo, convinzione, pazienza e fantasia, specie a sinistra.

Salvatore Coluccia  – 17 Ott. 2020

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