La Burocrazia di D. Omenetto

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 Non credo vi siano dubbi sul fatto che il coronavirus ci spaventi un po’ tutti, sia in termini sanitari che, per molti di noi, anche economici o, diciamo molto più semplicemente, del come “far quadrare i conti a fine mese”.

Ma c’è un altro fattore che mi spaventa, quasi al pari del covid.

E’ la BUROCRAZIA.

Ho sempre pensato che una cosa brutta è generare delle aspettative e poi disattenderle. Succede: a volte con scelte volontarie, a volte casualmente, a volte come conseguenza di accadimenti non dipendenti dalla nostra volontà.

E succede, da sempre, in politica, con alcuni politici, di ieri e di oggi, campioni in materia, tanto che, grazie anche alla famigerata “memoria corta” ( che dicono essere una caratteristica italiana ) , quasi quasi non  ne facciamo più caso.

Ma se è grave promettere e non mantenere in tempi normali, diventa gravissimo ed inaccettabile durante la pandemia.

In queste ultime due settimane ho avuto modo di parlare, al telefono, lungamente con piccoli imprenditori, esercenti locali pubblici, artigiani, direttori di filiali di banche, lavoratori, medici, commercialisti.

Il nodo dolente di ogni ragionamento era sempre lo stesso: la BUROCRAZIA. In sostanza il morbo, il tarlo, che di fatto fa si che le tempistiche annunciate dal Governo siano regolarmente disattese, sono le infinite pastoie che il Sistema Burocratico Italiano (l’onnipotente ed onnipresente SBI)  mette in campo per continuare a procrastinare il proprio indiscusso potere a tutti i livelli.

E allora non sorge il dubbio che proprio la burocrazia, e le sue incapacità volute, potrebbe essere il detonatore che, nel malaugurato caso i tempi delle tre fasi (1,2,3) diventassero troppo lunghi, fa scoppiare “l’ira popolare”, fa scoppiare il tessuto sociale che sinora ha tenuto, trasformandolo poi, rapidamente, in consensi non già a chi ha cercato di guidare la nave nella tempesta ma a chi ha, seppur in modo maldestro e stupido, soffiato perchè i venti fossero più forti ancora?

Non ho un quadro completo e quindi potrei essere smentito ma, sinora, non mi pare che appunto, enunciazioni a parte, qualcosa sia radicalmente cambiato. 

Ma non sarebbe il caso adesso, si proprio adesso, di provare, dico almeno di provare, a fare un po’ di pulizia di leggi e leggine,  di lacci e lacciuoli? Qualcuno potrebbe obbiettare: ma questo è liberismo! Col cavolo: questo è provare a costruire un Paese diverso, democratico e non burocratico.

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